457 - Il dono della vita

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

Senza memoria non soffri, ma lasci che l’altro soffra per causa tua. I soldati sono molto spesso così giovani che vivono ogni volta la loro prima guerra. Mentre il popolo è sempre anziano e muore con l’ultima guerra. Quando non hai ancora vissuto sei pronto a combattere la battaglia della tua vita. Mentre quando vivi con la memoria prendi solo la pace della morte. In guerra non esiste l’innocenza. Persino coloro che morranno non sono innocenti perché sanno. Con la conoscenza perdi la tua innocenza e sei responsabile per tutti. La conoscenza però non è potere ed il potere non è conoscenza.
Senza sofferenza non esisti e tormenti l’altro affinché sia tu ad esistere. Così anche il vincitore non esiste senza lo sconfitto. Ne ha bisogno mentre lo sconfitto dalla vita non ha più esigenze. Egli stesso è una necessità: la necessità della memoria in un mondo che affonda ogni giorno dentro l’oblio. Cancella il passato per non avere rimorsi. Amputa il passato perché non si vendichi in futuro.
Senza responsabilità vivi libero ma rendi schiavo l’altro. Non hai colpa tu se fai la guerra ma ne hai colpa perché la permetti. Anche se non fai nulla sei comunque testimone della storia, una storia che non hai creato tu ma che esiste anche a causa tua. Ed anche se non hai trovato le forze per arrestare l’evolversi della storia devi trovare le forze per configurare la sua fine. Forse non sei responsabile per l’inizio, alla fine però tutti siamo responsabili.
Senza un nome rimani anonimo e indipendente fra la massa ma è in nome tuo come massa che altri sono condannati. Non c’è bisogno di andare in tribunale per condannare qualcuno, è sufficiente non far nulla per lui. Con la forza non c’è giustizia, con l’irrisolutezza c’è solo ingiustizia. E gli spettatori condannano anche se non sanno chi e il perché, semplicemente e soltanto perché non sanno, non hanno cercato di resistere all’inerzia.
Non c’è ragione per non opporre resistenza e non ne abbiamo nemmeno il diritto. È una questione etica. È una questione di necessità perché ogni guerra è una ferita inflitta all’Umanità e alla nostra misericordia. In Grecia e a Cipro sappiamo cosa voglia dire usurpazione e cosa voglia dire resistenza, sappiamo cosa significhi essere rifugiati e cosa significhi morte. La nostra storia, ci ha insegnato tutto questo e ancora lo viviamo e non c’è bisogno che lo insegni ad altri bambini. Siamo già a conoscenza degli altri. Ed anche se l’ellenismo è ferito alcuni sono più soli di noi. Esistono e hanno bisogno di noi come europei, esistono e vivono ancora con la speranza. La loro esistenza è solo una speranza. Non gli resta nient’altro. E questa speranza siamo noi. Non ognuno di noi ma tutti insieme. La vita non deve essere una ferita per i bambini, neppure la morte una liberazione. La vita è un dono. E questo dono lo dobbiamo offrire adesso.