22 - Idee sull’Homo Scientis

N. Lygeros
Traduzione: Lucia Santini

Nella sua infanzia, l’uomo giusto considera tutti gli uomini uguali, non solo legalmente come fecero i rivoluzionari francesi nel 1789 ma anche intellettualmente. In questo periodo egli si circonda di un abisso di certezze. La più grave senza alcun dubbio è di credere che ogni uomo è nato per aiutare l’Umanità, non solo procreando individui, ma creando dei concetti e delle entità. Tuttavia poiché deve essere in accordo con la realtà, un poco più tardi nel corso della sua adolescenza egli si rende conto che è necessario supporre che ogni uomo è potenzialmente e non effetivamente capace d’agire per il bene dell’Umanità. Allora dopo aver preso coscienza di questa differenza dirimpetto alle sue idee iniziali che trova adesso completamente ingenue, si dedica per dovere a cambiare la mentalità esistente delle persone del suo ambiente affinchè cessino di perdere tempo prezioso con le futilità della vita quotidiana. Egli è cosciente della grandezza del suo compito perché scopre che malgrado il dire di alcuni generalmente sono gli stessi uomini che si creano ciò che egli percepisce come divago dalla loro principale attività, l’aiuto umanitario.
Tuttavia una volta ancora in faccia alla realtà, volendo conservare una coerenza di pensiero, poiché crede che l’uomo è fondamentalmente buono, si convince che questo modo di agire non è giusto perché vede che non sa essere convincente. Pensa che questa sconfitta sia dovuta alla sua ignoranza sulla natura degli uomini. Decide allora di tuffarsi nella letteratura, sperando fra l’altro di trovare delle analisi sul comportamento sociale umano. Ma anche lì la delusione è rapida perché si accorge che il genere letterario si preoccupa troppo dell’estetica della forma abbandonando l’essenziale quando è scomodo, come avviene di sovente.
Nella letteratura interessa poco la realtà se non genera affatto il pensiero. Per di più, ripugnando l’uso della retorica, che considera come uno dei più grandi nemici del pensiero, egli si degna di avere come unico abbigliamento del suo corpo, tanto nudo quanto la franchezza, soltanto la dialettica.
Nell’oceano letterario emerge un solo nome, come una roccia, Dostoïevski. Egli vi trova tre promontori: l’Idiota,l’infanzia, Delitto e castigo,l’adolescenza, I fratelli Karamazov, la speranza! Comprende quanto segue: è con la filosofia che oltrepasserà la letteratura. Ma quanto tempo perso!
Prima di combattere per l’Umanità deve trasformare il suo abbigliamento, la dialettica, una vera e propria corazza.
Cavalliere dal triste aspetto, a sua volta, parte alla conquista della storia delle idee. Benché poco feconda la sua ricerca non fu vana. In effetti, all’unica roccia, si aggiungono alcune isole ciascuna dotata di un faro! I principali sono Socrate, Carlo, e Albert. Così inghiotte quanto può tutte le conoscenze riguardanti questo soggetto, l’unica soluzione ai suoi problemi il cui numero e la difficoltà diviene ogni giorno più grande, perché si rende conto che altri prima di lui ci hanno digià provato.

Condensando le sue capacità, al limite di rottura delle sue resistenze, pensa di essere ora pronto e scarica il suo bagaglio intellettuale sperando di annullare con la sua luce, le anime oscure che lo circondano. Volendo distruggere l’inerzia che egli vede come la catena che riduce l’uomo a schiavo, risplende con tutte le sue forze.
Quanto grande è la sua sorpresa quando si accorge di essere solo in un deserto di uomini; spaventati dal suo carattere particolare, se ne sono andati. Neppure un uomo al suo orizzonte.
Comprende allora che aiutando l’Umanità in un certo modo ci si disumanizza. Non essendo più sensibile ai problemi locali, esigendo da se stesso unicamente una riflessione globale, diventa uno straniero. Ma poco importa, un solo scopo riempie la sua mente: diventare un pensiero in atto.
Ora cavalliere errante del pensiero, sa che d’ora in avanti non potrà contare che su se stesso,lui,solo!